
“Il rap è morto”. Non usa mezzi termini Ghali, che in un lungo post sui social si scaglia contro la sua stessa categoria. Dopo le manifestazioni dello scorso weekend, che hanno portato in piazza oltre un milione di persone, l’artista milanese, di origini tunisine, ha voluto dire la sua sul silenzio di molti colleghi di fronte alla guerra a Gaza.
Secondo Ghali, infatti, un rapper che evita di esporsi su una questione del genere non può definirsi tale.
Indice:
Ghali contro i rapper: ecco cosa ha scritto su Instagram
"Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi anche smettere di avercela con gli sbirri. Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi finalmente venderti del tutto (sempre se hai da vendere qualcosa). È anche vero che supportare la Palestina è un onore che non tutti possono avere", scrive Ghali dalla sua pagina Instagram.
Il rapper è sceso nuovamente in campo, puntando il dito contro chi sceglie la strada del silenzio. Stando alle sue parole, gli ignavi si dividerebbero in tre categorie:
1) "Non vi interessa, non è nel vostro algoritmo, non sapete 'come sono andate le cose', avete un'idea confusa su chi siano i cattivi e i buoni ormai da decenni o pensate che sia una questione che appartiene solo a una specifica etnia, lontana dalla vostra";
2) "Sostenete il genocidio e sì, sostenerlo vuol dire anche semplicemente non schierarsi. Qui c'entriamo tutti. Ma, come ogni volta, sarà troppo tardi quando lo capiremo";
3) "Avete paura di perdere soldi, posizione e lavoro".
Il rapper plaude l'impegno dei cittadini italiani
Di contro, il cantante ha invece applaudito l’impegno dimostrato dai volontari della Global Flotilla, nonché l’iniziativa di milioni di cittadini italiani, scesi in piazza nello scorso weekend per sostenere la causa palestinese.
"L'Italia è attiva. L'Italia è in piazza e la Flotilla passerà alla storia. Le persone che si sono imbarcate per far valere il diritto internazionale, per portare aiuti a Gaza, le persone che scendono in piazza e perdono giornate di lavoro, non sono da attaccare o ridicolizzare, sono da proteggere perché stanno compiendo l'azione più concreta finora e rappresentano la speranza".
Infine, nel mirino del rapper, ci sono anche i politici: "Complici di un genocidio. Ma sono certo che prima o poi il conto arriva".