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Manifestanti in piazza ad Agrigento
Fonte: Instagram @agrigento_per_la_palestina

Nell’autunno segnato da scioperi e manifestazioni a sostegno della popolazione palestinese, anche gli studenti hanno deciso di far sentire la propria voce. In diverse città italiane, da Roma a Torino, le scuole sono state occupate e le piazze riempite di cartelli, slogan e richieste di cessate il fuoco.

Ma ad Agrigento, la partecipazione alla protesta ha avuto un esito diverso. In un liceo scientifico, infatti, chi ha aderito allo sciopero del 3 ottobre si è trovato di fronte a un provvedimento disciplinare che ha immediatamente fatto discutere: per tornare in classe, gli studenti dovranno essere accompagnati dai genitori.

Indice

  1. Un provvedimento dopo l’assenza “di massa”
  2. La CGIL: “Grave violazione dei diritti”
  3. Silenzio dalla scuola, proteste da famiglie e sindacati

Un provvedimento dopo l’assenza “di massa”

Gli studenti coinvolti avevano preso parte alla manifestazione organizzata in sostegno della Global Sumud Flotilla e per chiedere la fine delle violenze nella Striscia di Gaza. Durante le ore in cui la piazza di Agrigento si riempiva di giovani e cittadini, le famiglie degli studenti ricevevano una comunicazione dall’app dell’istituto scolastico. La circolare, firmata dalla dirigente, definiva le assenze registrate in 25 classi come “ingiustificate” e annunciava la necessità di un rientro a scuola “solo se accompagnati da un genitore”.

La CGIL: “Grave violazione dei diritti”

La decisione ha sollevato la reazione immediata della Cgil di Agrigento, che ha parlato di un provvedimento “grave e lesivo del diritto costituzionale di sciopero e di partecipazione democratica”. Il segretario provinciale, come riporta 'Open', ha ricordato che “gli studenti, come cittadini e come comunità scolastica, hanno piena legittimità a manifestare il proprio dissenso e a sostenere iniziative che parlano di pace, diritti umani e giustizia internazionale”.

Secondo il sindacato, il gesto della dirigente rischia di avere un effetto repressivo sulla libertà di espressione degli studenti. “Ci appelliamo alla coscienza delle istituzioni nate per far lievitare le coscienze, cosa diversa è mortificarle. La scuola deve tornare a essere luogo di confronto, libertà e crescita critica, non di imposizioni e limitazioni arbitrarie”.

Silenzio dalla scuola, proteste da famiglie e sindacati

Contattata dal 'Fatto Quotidiano', la dirigente scolastica ha scelto di non commentare la vicenda. “Non rilascio nessuna dichiarazione”, ha risposto, evitando di fornire spiegazioni sulle ragioni del provvedimento.

Nel frattempo, genitori e sindacati chiedono il ritiro immediato della misura e l’apertura di un confronto con la comunità scolastica. “Il tentativo di limitare la partecipazione degli studenti", ha concluso la Cgil, "tradisce la missione educativa della scuola e mina i principi democratici su cui essa si fonda”. 

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